L'Equitazione Zooantropologica non è un nuovo modo di fare equitazione, una nuova tendenza o un nuovo metodo, l' EZ è fondamentalmente un'attitudine mentale del cavalierie.
Nell'EZ il cavaliere riconosce il cavallo come soggetto e non come oggetto.
Nell'EZ cavallo e cavaliere portano avanti prima di ogni cosa una relazione dialogica, nella quale il cavallo non viene considerato un mero mezzo che esegue azioni, ma un elemento chiave nella reciproca crescita del binomio.
Quindi, primo e prioritario obiettivo dell'approccio zooantropologico applicato all'equitazione è l'ambito relazionale.
L'EZ ha caratteristiche di contestualità e si parla di una relazione di tipo situazionale non statica e congelata nel tempo e nello spazio, ma dinamica.
Il cavaliere zooantropologo è dedicato principalmente alla costruzione di un rapporto robusto, sano e consolidato con il cavallo. Una volta raggiunto l'obiettivo relazionale, il cavaliere zooantropologo guida l'apprendimento orientandolo verso una via cognitiva, rinunciando a richieste meccanicistiche, così come l'equitazione convenzionale, sia di stampo "tradizionale", sia di stampo cosidetto "naturale", ci ha abituato a vedere.
Nell'EZ la focalizzazione non è sulle performance addestrative del cavallo, ma sul percorso di apprendimento esperienziale e crescita relazionale della coppia cavallo-persona.
L'EZ non si basa sulla sollecitazione invasiva, sulla stimolazione invasiva delle risposte da parte del cavallo, ma sull'esperienzialità come centrale punto di partenza per lo sviluppo di un forte bagaglio rappresentazionale del contesto e della relazione con il cavaliere.
L'EZ ha forti caratteristiche di tipo sistemico ed unitario, grazie al quale il cavaliere è consapevole che ogni elemento è imprescindibilmente legato agli altri come in una ragnatela. Quindi, il cavallo non come macchina a scompartimenti stagni, che risponde a processi meccanici di stimolo-risposta, ma come entità complessa nell'interazione dialogica con l'uomo.
I punti focali dell'approccio cognitivo all'apprendimento sono:
- il concetto di esperienza, come tendenza ad acquisire e interpretare gli stimoli presenti nel mondo sulla base di dotazioni interne;
- il concetto di rappresentazione, come struttura interna capace di attivare treni di risposte cognitive (elaborative) o comportamentali (espressive) [Marchesini, 2005]
Il cavaliere zooantropologo pone attenzione all'arricchimento dell'esperienze di apprendimento, rinunciando alla semplice somministrazione di stimoli, considerando e sviluppando le forti caratteristiche cognitive intrinseche al cavallo, concentrandosi sullo sviluppo del mondo interiore dell'animale.
L'EZ non è una scelta per tutti, non è una scelta veloce e superficiale, sia come divulgatori e formatori su questa tematica, sia come persone di cavalli. L'EZ è una scelta per pochi, perché impone un lungo e lento viaggio dentro se stessi.
L'EZ da me proposta, può essere approcciata, adottata, divulgata e praticata solo da chi non considera il cavallo come mezzo per raggiungere obiettivi antropocentrici, solo da chi ha attivato un forte dialogo interiore che metta in discussione le proprie resistenze e le necessità di controllo che spesso esercitiamo su noi stessi, sugli altri e sul cavallo, solo da chi ha guardato e superato le proprie paure e insicurezze, solo da chi sa mettersi in discussione quotidianamente, sviluppando una mente destrutturata e aperta a diverse suggestioni.
L'Equitazione Zooantropologica quindi come scelta di vita che comporta maggiore consapevolezza e forza interiore da parte dell'uomo.