martedì 7 ottobre 2008

Bitless: il meno è più!


Secondo il massimo esperto mondiale di neuroscienze, il prof. Vilayanur S. Ramachandran, non possono esserci due moduli di attività neurale sovrapposti. In pratica l'attenzione verrebbe catalizzata soprattutto da segnali il più possibile ridotti, stilizzati e ritualizzati. Mentre si creerebbe confusione e minore attenzione con segnali aggiuntivi e sovrapposti.


In questo ottica dire "il meno è più", significa dire che tanto più rendiamo semplice la comunicazione con il cavallo, tanto più focalizziamo efficacemente la sua attenzione, sviluppando una comunicazione chiara, lineare e precisa.


Tra i troppi e tanti strumenti, che potenzialmente indurrebbero troppi segnali sovrapposti, utilizzati in equitazione, come le imboccature da una parte e altri strumenti dall'altra (redini di ritorno, gogue, abbassatesta vari, redini elastiche, etc.), si distingue la bitless bridle, una testiera non invasiva di nuova concezione (contrariamente ad altre forme di testiere senza imboccatura come l'hackamore, altamente invasive), che non utilizza alcuna imboccatura e che avrebbe il pregio proprio di semplificare i segnali neurali che viaggiano verso il cervello del cavallo.


Anche l'imboccatura più semplice, il filetto più dolce, potrebbe rischiare di dialogare a voce alta con la bocca del cavallo, aumentando probabilmente il sovrapporsi di segnali e, di conseguenza, indurrebbe una comunicazione con il cavallo di scarsa qualità.


Eccessivi input nella bocca del cavallo, potrebbero essere potenzialmente prodotti anche dalla mano più leggera, rischiando di mandare in tilt il sistema di percezione del cavallo, con potenziali conseguenti e probabili forti ricadute in termini di forte alterazione emotiva (che il cavallo esprime in quelle che vengono chiamate "difese"), conseguente crollo dell'attenzione e netto abbassamento delle capacità di apprendimento.


Il "meno è più" signfica quindi ridurre al massimo strumenti e attrezzature invasive, sia e soprattutto per ragioni etiche, ma anche per sviluppare una maggiore efficacia, ricercando e studiando insieme soluzioni che possano snellire e facilitare la comunicazione con il nostro cavallo.

martedì 30 settembre 2008

Cavalli che sviluppano altri cavalli

Nell'iter formativo che porta alla crescita mentale di un puledro, fondamentale è l'incontro con un cavallo maestro.

Ma quali caratteristiche deve avere un cavallo maestro? Quali competenze vanno sviluppate? Come l'uomo può formare cavalli maestri? Come si svolge eticamente ed efficacemente questo processo?

Una delle caratteristiche principali che vanno sviluppate o lasciate intatte in un cavallo maestro è la libertà d'espressione. Questa caratteristica, questa competenza, è essenziale affinche il cavallo possa esibire il suo più colorato repertorio comportamentale, utile ad una chiara ed inequivocabile comunicazione ritualizzata con il puledro.

Un cavallo maestro è anche un leader credibile per il puledro, che afferma la sua leadership con calma, carisma ed una giusta tempistica nei comportamenti e nelle azioni che esegue.

Un cavallo maestro ha una grande affinità con il suo cavaliere, un cavaliere che non ricerca il controllo del suo cavallo, ma che ne favorisce l'iniziativa.

Un cavallo eccessivamente preciso e controllato, sottomesso al cavaliere, troppo meccanico, ben difficilmente potrebbe essere parte attiva nel processo di formazione del puledro.
Una delle prime operazioni che la persona di cavalli esperta pone in essere, è la socializzazione del puledro con il cavallo che poi l'affiancherà nella crescita. Infatti, per un determinato periodo di tempo, i due cavalli condivideranno lo stesso paddock e le medesime attività.














Poi si passa alle attività insieme all'uomo. Il cavallo maestro avrà il ruolo di traduttore e mediatore tra l'uomo ed il nuovo allievo equino.












Il percorso procede con il cavallo maestro montato ed il puledro condotto alla longia. Si inizia con le prime esperienze in campo e poi si procede con esperienze in campagna.












In questa fase può essere utile un lavoro in team, durante il quale altri cavalli esperti affiancano il cavallo maestro nel guidare l'allievo. In questo modo il puledro si sente sempre più stimolato e rassicurato e procede celermente utilizzando tutti gli elementi dell'apprendimento sociale.












Questo processo apparentemente lento, in realtà risulta essere molto veloce, perché molte forze e risorse sono messe in campo e condivise.

Un vero lavoro di squadra (chiaramente in bitless e con cavalli scalzi) che non forma solo il puledro, ma che facilita la crescita di tutti i protagonisti coinvolti, uomo compreso.



Vincere la paura è l’inizio della saggezza. ~ Bertrand Russell