sabato 27 settembre 2008

Doma e addestramento? No, coaching cognitivo e zooantropologico




Spesso le parole hanno un potere evocativo molto forte e determinano azioni, comportamenti e scelte.

I termini di doma e addestramento creano suggestioni legate ad un determinato modo di guardare ed intendere il cavallo e l'equitazione. Questo linguaggio limita le possibilità di scelta della persona di cavalli e dello stesso cavallo. Possibilità di scelta che invece permettono un allargamento a nuove e diverse strategie di formazione del cavallo e di sviluppo della relazione tra uomo e cavallo, per un'equitazione superiore, intelligente, flessibile ed etica.

Il coaching cognitivo/zooantropologico pone uno spartiacque tra l'equitazione convenzionale/naturale, che accede alla sola teoria dell'apprendimento (spesso attraverso uno uso particolarmente invasivo del rinforzo negativo) e l'equitazione che si avvale sempre della teoria dell'apprendimento e del condizionamento operante, ma con approccio cognitivo e zooantropologico e che segue la strada delle attivazioni mentali, del problem solving, della dilatazione delle percezioni e del considerare il cavallo come essere, con una sua referenza, una sua alterità ed una sua diversità e non come puro mezzo da soggiogare.

1 - In questa tipologia di approccio, il puledro viene osservato in diversi contesti e situazioni, al fine di raccogliere utili informazioni su come quel puledro si muove e si esprime, come legge l'ambiente e come "dialoga" con il suo contesto di riferimento usuale. Per un coach ogni cavallo è un universo a se stante ed è quindi fondamentale raccogliere informazioni su quel cavallo, in quel determinato contesto.

2 - Seguono una serie di attivazioni mentali (oggetto e persona sconosciuta, detour test, problem solving) che permettono al cavallo di apprendere a relazionarsi con stimoli passivi o attivati dalla presenza del coach. Ad esempio, il superamento di diffidenze legate ad oggetti sconosciuti, grazie al contributo dell'essere umano, facilitano l'istaurarsi di un efficace legame relazionale.

3 - Ora il puledro è pronto a conoscere il mondo esterno con una progressione concentrica. Alla mano viene condotto a fare esperienze lontano dal circoscritto ambito familiare della scuderia. Fuori, in campagna, sempre condotto alla mano, vengono proposti ostacoli da aggirare e piccoli problemi da risolvere. Uomo e cavallo scoprono insieme il piacere della scoperta, delle novità e degli imprevisti da superare. Queste attività svolgono un utile allenamento non solo mentale, ma anche fisico, fondamentale a preparare il puledro ad un successivo approccio dalla sella.

4 - Si passa poi ad attività facilitate dalla presenza di un cavallo esperto. Prima però il puledro socializza con il cavallo esperto, in situazioni di paddock e maneggio. Una volta saldato il legame tra i due cavalli, il coach conduce il puledro montando il cavallo esperto, sia in situazioni di maneggio che di campagna. Vengono superati piccoli e grandi ostacoli, vengono risolti piccoli e grandi problemi attraverso l'interazione tra coach, cavallo esperto e puledro.

5 - Il cavallo inizia a conoscere progressivamente sella e testiera (chiaramente bitless - senza imboccatura), con lo stesso approccio usato durante le attivazioni mentali attraverso l'approccio ad oggetti sconosciuti. Inizia per il puledro la conoscenza con una comunicazione tattile, suggerita ed appresa attraverso le varie attività svolte alle due longe.

6 - Una volta pronto fisicamente e maturato mentalmente, il puledro è pronto a conoscere le sensazioni trasmesse dal cavaliere, attraverso postura, gambe e mani. Se si sono svolte efficacemente le fasi precedenti, questa fase risulta essere estremamente facile e sicura per cavallo e cavaliere. Il cavaliere accorto propone stimoli e pressioni dalla sella con leggerezza sin dall'inizio, rispondendo con un'estrema e precisa tempistica, in base alle risposte del cavallo. Il puledro che esprime un atteggiamento calmo e morbido, seppur attento agli stimoli che lo circondano, è pronto ad affrontare le prime e piccolissime uscite in campagna. Le attività di campagna facilitano il puledro nella conoscenza degli aiuti e delle sensazioni trasmesse dal cavaliere nelle più diverse situazioni.








6 commenti:

Alex ha detto...

... ho appena trascritto da Claudio Corte (1562) questa frase che mi ha molto colpito:

"Et potend'essere vero questo in quelli, come fu in vero, perche anco non crederemo, che così hoggi non se ne possano ammaestrar degli altri? & ancor meglio? E' morta l'arte forse? O pur non fiorisce piu che mai?"

Mi pare un commento appropriato di fronte alle "novità", tanto osteggiate da qualcuno in campo equestre...

Alex

Francesco De Giorgio ha detto...

Si Alex direi davvero appropriato!

L'arte non è ripetere sempre gli stessi schemi, trovare sempre le stesse soluzioni spesso sbagliate...l'arte è proprio ricercare sempre nuove strade, con approccio flessibile e creativo. Sviluppando e potenziando il nostro pensiero laterale.

Solo in questo modo si può "far fiorire l'arte più che mai".

Ciao!
Francesco

gios ha detto...

Ciao Francesco! Ecco una tua altra fantastica idea...quanti commenti nasceranno e ci saranno su questo blog?!?Meno male che ci sei tu!Un caro saluto da Giorgia e i suoi tre cavallucci Giorgio,Chirone e Cherubino!

Francesco De Giorgio ha detto...

Grazie Giorgia!!!

Per me è sempre importante diffondere informazioni e fare in modo che le persone abbiano sempre più elementi su cui riflettere!!!

Un saluto carissimo a te da tutta la mia banda selvaggia!!!

Ciao!
Francesco

Unknown ha detto...

Ciao,Francesco
posso confermare che la strada che proponi è sì impegnativa, ma sicuramente più fruttuosa: ho dovuto impegnarmi molto per "de-manualizzarmi" ovvero nella mia relazione col cavallo cercavo in qualche modo sempre un aiuto " alla pag.xx " , se il cavallo muove di 30° la testa a sx ma l'occhio dx è sbarrato e la coda si muove e il labbro.....etc...
Sì, a parte la battuta, il rischio è quello di volere tutto codificato.Grazie per i tuoi preziosi insegnamenti.Ciao,Fabio,Silvia,Mr Hyde e Max

Francesco De Giorgio ha detto...

Ciao Fabio!!!
Grazie per la tua visita in questo blog!
Si spesso siamo troppo portati a risposte "da manuale" e comportamenti "da manuale". In realtà le variabili comprese nella relazione con un cavallo sono davvero infinite e codificarle in un metodo può rischiare di rendere tutto superficiale, se non inefficace e rischioso.
Continua su questa strada, quella che io chiamo la strada del mustang :-)

Un carissimo saluto a tutto il tuo branco!
Francesco